Nella primavera 2024 il Liceo C. Golgi di Breno e la scuola di prima alfabetizzazione del progetto SAI del Comune di Breno hanno sviluppato un progetto che si è focalizzato sui concetti di accoglienza e ospitalità. Il Liceo ha lavorato sulle tracce del sacro vincolo della ξενία (accoglienza, ospitalità) nel mondo antico. Uno degli episodi più emblematici analizzato è quello che nel libro VI dell’Iliade (vv. 215-231) coinvolge Glauco e Diomede. Dopo che Glauco rivela all’eroe greco Diomede, col quale sta per scontrarsi, la sua identità, questi dice:
“Tu mi sei antico e paterno ospite!
Anni fa il grande Oineo ospitò nella sua casa
il prode Bellerofonte e ve lo trattenne per venti giorni.
E là si scambiavano tra di loro i magnifici doni dell’ospitalità.
Oineo gli donava una cintura di porpora,
Bellerofonte da parte sua una coppa d’oro a doppio manico:
io l’ho lasciata nel mio palazzo, venendo qui.
Di Tideo invece non mi ricordo. Ero piccolo quando mi abbandonò,
al tempo che a Tebe andò distrutto l’esercito degli Achei.
Così ora io sono per te un ospite amico nella terra di Argo
e altrettanto tu per me in Licia, se mai un giorno verrò in quel paese.
Evitiamo la battaglia delle lance tra di noi, nel tumulto;
ci sono tanti Troiani per me e illustri alleati da uccidere,
se li raggiungo e se un Dio lo concede.
Anche tu ne hai tanti di Achei da abbattere, se ci riesci.
E ora scambiamoci le armi! Così anche loro
sapranno che noi siamo ospiti per via dei nostri padri”.
Anche Virgilio, nel Libro I dell’Eneide (vv. 420-443), afferma l’importanza dell’ospitalità che si deve ai profughi:
“Quando furono entrati ed ebbero il permesso
di parlare a Didone, Ilioneo, il più autorevole,
cominciò a dire con calma: “O regina, cui Giove
ha concesso fondare una nuova città
e reggere superbe popolazioni, noi miseri
Teucri, sbattuti dai venti per ogni mare, veniamo
a supplicarti: vieta che si dia fuoco alle navi,
risparmia un popolo pio, esamina il nostro caso
con attenzione e pietà. Noi non siamo venuti
a devastare con le armi i Penati dei Libici,
né a rapirvi la roba, fuggendo poi in mare
come pirati: non siamo così crudeli, né tanta
protervia si addice a un popolo vinto.
Esiste un’antica terra che i Greci chiamano Esperia,
potente nelle armi, dal suolo fertilissimo;
un tempo la abitarono gli Enotri, e si dice
che i loro discendenti l’abbian chiamata Italia
dal nome di un loro re. Era la nostra meta…
Quando a un tratto Orione impetuoso, sorgendo
dai flutti, ci cacciò su bassifondi nascosti
e scatenando i venti ci disperse lontano,
vinti dal mare, per onde e scogli inaccessibili:
siamo approdati in pochi alla vostra riviera”.
Gli ospiti stranieri del corso di alfabetizzazione hanno incontrato e conosciuto le nostre strutture scolastiche e hanno unito alla riflessione sull’ospitalità il tema della pace.