Solo due giorni fa Federico aveva portato a conclusione un passaggio delicato con un rifugiato che si trovava in una situazione difficile da decifrare. Aveva approfondito il caso con passione, unendo professionalità e umanità, arrivando a far compiere all’intera équipe una scelta importante che senza di lui non sarebbe stata possibile.
Ci mancherà, come amico e come collega di qualità.
Per tutte le amiche e gli amici che volessero parteciparvi, i funerali laici si terranno giovedì 14 al campo da rugby B.Menta n.110, in via Colle Beato, Brescia alle 15:30
“Ciao Luisa, mamma di Federico, ciao Lucia compagna di Federico, ciao amici e amiche, ciao colleghi e colleghe di Federico e soprattutto: ciao Federico. Mi sono preso l’onore di portarti il saluto di K-Pax oggi, ma è difficile, molto difficile. Quel che è successo non riusciamo ad accettarlo, ce lo raccontiamo, ci giriamo intorno, fingiamo e cerchiamo sensi e significati inutili, riempiamo di parole, quasi forzatamente, il vuoto. Facciamo esattamente quello che tu non avresti accettato di fare, mi aspetto quasi un colpo di scena, che tu, attendendo con calma il tuo momento, venga a proporre la più secca e solenne considerazione che potrebbe essere espressa qui oggi.
- Colleghi e amici.. guardate che semplicemente io sono morto.. partiamo da questo punto certo e vediamo cosa si può fare.
Insomma, scusatemi, ma Federico l’ho sentito e letto esprimersi così , l’ho sentito pensare così il mondo, l’ho visto cercare di arrivare in fretta al punto essenziale, senza tributi ed onori per una qualsiasi posizione di partenza. Nemmeno la propria. Mi dicono che lo affermasse spesso nelle discussioni coi colleghi: “si può anche dire rudemente qualcosa. Soprattutto se importante”. Anche se a prima vista può far male. Penso sia vero. Sta nelle sue corde. Appunto e purtroppo.
È facile confrontarsi con Corallini, ti dice chiaramente come la pensa.
Ma non è facile per tutti farlo come lo fa lui, usare chiarezza e trasmettere rispetto nel dissenso, non è da tutti, davvero.
Due anni fa a Luglio aveva fatto su a Breno il suo colloquio di selezione. Ha stracciato la concorrenza. Ci dava chiaramente una forte impressione di stabilità, energia e determinazione, una strana freddezza apparente, al limite del cinismo. Difficile trovare simili profili, nelle professioni di aiuto.
Nasceva l’équipe k-paxiana di Brescia, una sfida complessa, ma chi non vorrebbe un Federico Corallini in una squadra, in una sfida, in una difficile, qualsiasi, situazione?
Ma questa impressione di forza ed energia ha in realtà un poco offuscato, all’inizio, quella che poi sarebbe emersa come una delle sue caratteristiche più preziose: Federico aveva sempre più iniziato a dimostrare di saper scrutare in maniera lucida e profonda quelli che chiamava i suoi “pazienti”.
(per la cronaca a nessuno nel nostro settore piace il termine “paziente” , e lui però sembrava curarsi nulla di questo piccolo dogma… o forse lo faceva apposta…).
Beh, per capirci e per raccontare Rallo trascrivo quattro righe della sua ultima relazione sociale sopra un paziente, come ci scrive: impegnato a dialogare costantemente con Dio e diverse altre creature celesti, un paziente che ama gli esseri umani senza condividerne il mondo materiale.
E scrive: si tratta di un caso estremamente complesso anche a livello psico-diagnostico; è difficile determinare il confine tra adesione alla fede e psicopatologia, certamente, (il paziente), dal punto di vista professionale può rappresentare una sfida ardua ma stimolante.
È una sfida per Rallo, capire un paziente, un collega, un amico, una professione, una sfida ardua, ma stimolante.
È difficile determinare il confine tra adesione alla fede e psicopatologia, ma oltre al tuo paziente mistico, la stai “tirando” anche a qualche amico- fideico-politico-collega??
Insomma, questo è il Dott. Federico Corallini, come l’abbiamo iniziato a conoscere a K-Pax, chissà che ci avrebbe portato…
E ci dispiace davvero, caro Federico, ci dispiace Rallo, che tu abbia deciso di dimetterti senza troppe spiegazioni da K-Pax.
Se ne poteva parlare, insomma.
Ovviamente è stato un grande onore e piacere averti come collega, Ovviamente.
Preferisco pensarla così oggi, per oggi ancora non ce la facciamo a usare le tue parole di cartavetro, per dirci quello che è successo. Non riusciamo a pensare rudemente qualcosa di più.
Ma hai ragione. Tanto fa male lo stesso. E non riusciamo comunque a capire.
Ciao Federico”.