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di Carola Rizzi, insegnante di italiano L2 e operatrice di K-Pax.

Moustafa
La “quarantena” è finita: con tutte le protezioni e le cautele del caso, si può tornare a uscire.
Moustafa celebra la ritrovata libertà con una passeggiata al Lago Moro, comunemente chiamato “Capo di Lago”, il luogo del cuore di molti residenti nel comune di Darfo Boario Terme.
Tramite una breve camminata, su sentiero o strada asfaltata, si raggiunge in pochi minuti un luogo incantevole, un piccolo lago circondato da basse montagne sulle quali si arroccano poche case e una chiesina, un bar e qualche servizio di noleggio canoe e pedalò, per i molti che abitualmente frequentano la zona nel weekend o nel dopo lavoro, per un tuffo o un bagno di sole.

Moustafa è arrivato in Vallecamonica circa 4 mesi fa e dopo pochissimo tempo si è ritrovato chiuso in casa come tutti noi, con la differenza di non aver fatto in tempo a conoscere il territorio in cui è stato inserito, né la lingua italiana, della quale non aveva praticamente alcuna conoscenza.
Dopo tre mesi dal suo arrivo, Moustafa ha imparato a esprimersi in un italiano elementare, ma sufficiente a relazionarsi con gli altri. Ha seguito con costanza e regolarità le video lezioni del progetto di Alfabetizzazione e insegnamento della lingua italiana a stranieri organizzato dalla Cooperativa K-Pax ed evidentemente ha anche compreso come orientarsi nel territorio, dal momento che poche settimane fa, all’indomani del lockdown, ci ha inviato queste foto.
La giornata è uggiosa e di certo Moustafa non avrà potuto fare nessun bagno, né di sole, né nel lago. Anzi, il lago nei suoi scatti non compare proprio, perché l’accesso è ancora interdetto per evitare assembramenti. La passeggiata però è aperta e il panorama che Moustafa ha immortalato è quello di cui si gode appena si giunge al piccolo centro abitato di Capo di Lago. Le parole che scorrono sulle foto sono il frutto di una intera lezione di italiano: dare un nome alle cose che vediamo e che esperiamo per noi è un’azione automatica al punto da apparire irrilevante. Per chi si confronta con la nostra lingua da pochi mesi è, invece, uno sforzo e un traguardo. Ogni parola va fissata nella memoria attraverso le immagini e le esperienze. Va assimilata ad altre e distinta da altre ancora, per inscriverla in maniera indelebile in un cassettino dell’area cerebrale deputata al linguaggio. Infine bisogna utilizzarla, il più possibile, e ripeterla, nei diversi ambiti d’uso: associata a un colore, a un aggettivo, declinata al singolare e al plurale. Solo così diventerà proprietà lessicale di chi la sta apprendendo.

Questa è la differenza tra imparare una lingua usando Google traduttore e farlo frequentando un corso di italiano
. Questa è la differenza tra imparare una lingua “da lontano” o all’interno di uno stesso contesto linguistico. Questa è la differenza tra insegnare l’italiano a italiani e insegnare l’italiano come Ls o L2: spesso le due mansioni vengono assimilate e confuse, spesso si liquida la seconda come un’operazione più semplice… Certo, non si tratta di insegnare letteratura e analisi testuale, ma alfabetizzare gli studenti o alfabetizzarli in una lingua nuova è forse una delle attività più impegnative e delicate dell’insegnamento: richiede infinita pazienza, conoscenza, personalizzazione della didattica, competenze.

Noi ce la stiamo mettendo tutta e proseguiamo con determinazione le lezioni anche nella modalità a distanza
: è stato difficile, per molti aspetti lo è ancora, ma dopo tre mesi si può dire che le insegnanti, gli operatori e gli studenti hanno fatto un grande sforzo congiunto… e anche un bel lavoro.
 

“io sono Moustafa vengo da Senegal io ho diciannove 19 anni io ho abito a darfo io ho parlo Mandinca a che italiano adesso io capitò”.

 

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