di Laura Abondio, amica di K-Pax da Trezzo sull’Adda (MI).
Lavoro con Habib da quando un caso, a caso, della vita mi ha messo in mano un rullo. Il primo giorno che l’ho visto lo ricordo benissimo; era alto, si è no, 5 centimetri (lo stavo vedendo dall’alto di un trabattello), era abbronzatissimo a Gennaio e non conosceva nemmeno le desinenze della nostra lingua. Ma voleva lavorare.
Quello fu il primo giorno e da quello fino ad oggi abbiamo lavorato assieme. Io gli ho insegnato l’italiano regalandogli un vocabolario e facendogli fare i “compiti” durante i viaggi delle trasferte. Lui mi ha insegnato la precisione, la puntualità non mancando MAI ad un appuntamento di lavoro.
Quando ci siamo conosciuti siamo diventati colleghi, poi io ho lasciato la ditta in cui lavoravamo per aprirne una tutta mia. Dopo qualche anno Habib è venuto a lavorare con me e da colleghi io sono diventata il suo “capo” ma solo per i clienti perché, per me, Habib è un amico abbronzato che fa il mio stesso lavoro.
Pochi giorni fa la mamma di Habib è morta improvvisamente, in Pakistan, a miliardi di ore da qui … mi ha detto “devo andare a salutarla”.
Da quando è partito per salutarla io lavoro da sola … mi è sempre piaciuto il suo silenzio rumoroso, il suo rispetto con tappeto rosso per il suo capo “donna” , il suo non ammalarsi mai, esserci sempre, il suo ridere alla mia ironia poco musulmana e molto genuina.
Volevo dirgli che mi manca, e non perché senza di lui faccio il doppio della fatica, ma perché quando un amico parte manca sempre. Volevo dirgli che mi ritengo fortunata ad essere stata quel giorno su quel trabattello a guardarlo giù.
Volevo dirglielo scrivendoglielo ma lui non usa i social, allora lo dico a voi: fare l’imbianchina con uno “straniero” come Habib mi rende un’italiana fortunata e migliore.
Saluta la mamma Habib, la tua famiglia italiana ti aspetta qui.